Anno LXIV, 2022, Numero 1, Pagina 35
IL RITORNO DEL LATO TRAGICO DELLA STORIA
À ce retour brutal du tragique dans l’Histoire,
nous nous devons de répondre
par des décisions historiques.[1]
L’invasione russa dell’Ucraina impone al mondo un brusco ritorno a una precisa logica delle relazioni internazionali, la politica di potenza, per la quale l’interesse nazionale non solo è prioritario, ma così strabordante che la sua tutela può e deve prevedere la minaccia e la reazione, se non bellica almeno economica. Ciò traspare in primo luogo e nella forma più tremenda nelle recenti dichiarazioni del Presidente della Federazione Russa: “Whoever tries to hinder us, and even more so to create threats for our country, for our people, should know that Russia's response will be immediate and will lead you to such consequences that you have never experienced in your history.”[2]
L’invasione dell’Ucraina ha senza dubbio portato a un’esacerbazione di questa logica, ma dobbiamo riconoscere che essa, pur con forme diverse, si estende ora all’intero spettro dei protagonisti politici della vicenda. Prendiamo in considerazione alcune parole del Presidente Biden, in reazione ai fatti bellici: “He thought [Putin] the West and NATO wouldn’t respond. And he thought he could divide us at home. Putin was wrong. We were ready. (…) Let me be clear, our forces are not engaged and will not engage in conflict with Russian forces in Ukraine. Our forces are not going to Europe to fight in Ukraine, but to defend our NATO Allies – in the event that Putin decides to keep moving west. For that purpose, we’ve mobilized American ground forces, air squadrons, and ship deployments to protect NATO countries including Poland, Romania, Latvia, Lithuania, and Estonia.”[3]
La tesi è confermata anche dal discorso della Presidente von der Leyen alla plenaria del Parlamento europeo del 1° marzo 2022: “This is a moment of truth for Europe. Let me quote the editorial of one Ukrainian newspaper, the Kyiv Independent, published just hours before the invasion began: ‘This is not just about Ukraine. It is a clash of two worlds, two polar sets of values.’ They are so right. This is a clash between the rule of law and the rule of the gun; between democracies and autocracies; between a rules-based order and a world of naked aggression. How we respond today to what Russia is doing will determine the future of the international system. The destiny of Ukraine is at stake, but our own fate also lies in the balance. We must show the power that lies in our democracies; we must show the power of people that choose their independent paths, freely and democratically. This is our show of force.”[4]
Le dichiarazioni dei leader citati e anche i provvedimenti concreti di reazione all’aggressione russa si pongono ovviamente su un piano politico, ma anche morale, diverso, non paragonabile alle affermazioni ideologiche e alle decisioni belliche del Cremlino. Tuttavia, non possono sottrarsi alla logica della politica di potenza che, una volta innescata, impone a tutti gli attori coinvolti di reagire mettendo in atto misure aggressive e avanzando minacce in risposta a quelle ricevute.
Questa riemersione della politica di potenza è strettamente legata a una forte riabilitazione della retorica nazionalista. Ciò si manifesta soprattutto nelle motivazioni ideologiche che guidano l’aggressione russa, connotate da una violenta manipolazione politica dei fatti storici e della memoria, ma anche in questo caso dobbiamo aspettarci che le influenze travalichino spontaneamente i confini e contaminino sia i diretti aggrediti, che gli alleati e gli osservatori attoniti. L’ordine neo-liberale post Guerra Fredda sembra saltare per aria e con esso il principio di deterrenza, che oggi pare non sia più la temibile spada di Damocle paradossalmente utile per moderare i conflitti internazionali, ma una leva per fare la guerra con la discreta sicurezza che non ci sarà un intervento esterno, almeno sul piano militare. A onor del vero, non è il ritorno della storia tout court; è il ritorno del lato tragico della storia nel continente europeo.
Se si distoglie lo sguardo dai fatti bellici che, mentre scrivo, continuano a sconvolgere il mondo e se si sceglie di adottare una prospettiva ampia e di lungo periodo, ci si rende conto che il mondo è attraversato da un pernicioso processo di ridefinizione degli equilibri e di riassestamento della distribuzione del potere tra i diversi attori politici. La comprensione precisa delle cause di questo processo e dei possibili esiti meriterebbe non solo un’analisi approfondita, ma ricerche dispendiose, interdisciplinari e anche un maggiore dispiegamento temporale del fenomeno stesso.
Tuttavia, ritengo che si possano distinguere almeno tre aspetti evidenti: i) la progressiva erosione della capacità degli USA di essere i guardiani dell’ordine internazionale, sia per fattori di crisi endogeni, sia esogeni; ii) la progressiva crescita dell’influenza politica e/o economica esercitata da attori de facto non-allineati (e.g. Cina e Russia); iii) lo stallo che impedisce al processo di integrazione europea di maturare in un esito pienamente politico e di colmare un vuoto di potere sempre più evidente.
Di fronte al disordine, a vuoti di potere, alla ridefinizione degli equilibri internazionali, quindi a nuove minacce e opportunità (a seconda della prospettiva adottata), emergono ambizioni divergenti e la logica delle divisioni e della politica di potenza trova terreno fertile. È importante comprendere i fatti bellici che sconvolgono il mondo oggi alla luce di questo processo profondo: Putin osa così tanto non semplicemente per adempiere al dovere della riunificazione nazionale; né per l’assurda e deprecabile motivazione di denazificare il governo ucraino; né solamente per contrastare la tendenza filoccidentale manifestatasi negli ultimi anni in una regione che tradizionalmente rientrava nella sfera d’influenza russa; ma perché il leader del Cremlino percepisce la precarietà del vecchio ordine a guida NATO e coglie — giustamente — un’enorme debolezza politica in seno all’Europa.
Il fenomeno è in corso di svolgimento e non è possibile prevedere con esattezza gli esiti di queste turbolenze, che oggi si manifestano in una forma tragica in Ucraina ma che potrebbero indurre tremendi riverberi altrove. Tuttavia, ritengo che la nostra comprensione, seppur parziale e transeunte, possa comunque poggiare su due consapevolezze. La prima è che dobbiamo accettare l’erosione del mondo unipolare a guida statunitense. La seconda si concreta nel fatto che la maggiore o minore capacità incisiva occidentale sulla definizione di un nuovo equilibrio mondiale stabile — che sarà in ogni caso multipolare — e di relazioni internazionali pacifiche dipenderà anche dalla volontà europea di compiere un passo in senso federale, di imporsi come potenza di pace, esercitando il proprio peso politico e diplomatico — che inevitabilmente è direttamente proporzionale anche alla capacità militare — per ristabilire con gli altri protagonisti un nuovo equilibrio e riprendere assieme a loro quel lungo e non lineare cammino per la costruzione di un mondo che, di fronte alla sempre maggiore interdipendenza materiale, saprà riconoscere l’esigenza di imporsi regole più stringenti per evitare di capitolare nuovamente nel caos.
La Conferenza sul futuro dell’Europa anticipa provvidenzialmente l’esigenza appena espressa. L’esito di questo esperimento di democrazia partecipativa sovranazionale è chiaro e ulteriormente legittimato dai drammatici sviluppi di queste settimane: più democrazia europea, meccanismi democratici per definire la politica dell’UE, maggiore efficacia e capacità di azione delle istituzioni europee.
In una fase così tragica e cruciale, queste aspettative non possono essere tradite, ma anzi devono essere accolte e realizzate attraverso riforme concrete che portino alla nascita di una vera sovranità europea democratica; per il futuro d’Europa, per il futuro del mondo!
8 aprile 2022
Andrea Apollonio
[1] Emmanuel Macron, Address to the Nation, 2/03/2022, https://www.elysee.fr/emmanuel-macron/2022/03/02/adresse-aux-francais-ukraine.
[2] Full text: Putin’s declaration of war on Ukraine, The Spectator, 24/02/2022, https://www.spectator.co.uk/article/full-text-putin-s-declaration-of-war-on-ukraine.
[3] Remarks of President Joe Biden – State of the Union Address As Prepared for Delivery, 1/03/2022, https://www.whitehouse.gov/briefing-room/speeches-remarks/2022/03/01/remarks-of-president-joe-biden-state-of-the-union-address-as-delivered/.
[4] Speech by President von der Leyen at the European Parliament Plenary on the Russian aggression against Ukraine, 1/03/2022, https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/SPEECH_22_1483.