Anno XXXV, 1993, Numero 2, Pagina 99
IGOR KOSSIKOV
La Russia sta attraversando un difficile periodo di transizione dal suo status di repubblica più grande nella ex Unione Sovietica a Stato politicamente ed economicamente indipendente — da federazione formale di «tipo socialista» ad una forma ancora incerta di Stato nazionale. Il processo di trasformazione comporta numerosi conflitti all’interno del sistema di potere statale e amministrativo, nell’economia e nelle relazioni internazionali. Esso richiede perciò seria attenzione ed uno studio interdisciplinare.
In questo articolo considereremo le tendenze più importanti ed i problemi chiave legati all’evoluzione della Federazione russa verso lo Stato nazionale, analizzando brevemente le cause di tali problemi e illustrando il nostro punto di vista circa le prospettive di sviluppo della Russia.
1. Principali tendenze nell’evoluzione della Russia verso lo Stato nazionale dopo l’indipendenza (giugno 1991). Problemi chiave per la Russia.
La dichiarazione di sovranità della Federazione russa e l’elezione del Presidente Boris Eltsin sono stati la logica prosecuzione del processo di disintegrazione dell’Unione Sovietica. Sebbene tali eventi segnino anche l’inizio di trasformazioni all’interno della Russia stessa, essi sono variamente interpretati. Oggi si tende a prevedere l’inevitabile disgregazione della Federazione russa alla luce della scomparsa dell’Unione Sovietica. Ma qual è la realtà effettiva?
Nel passato, all’interno della Federazione russa convivevano due opposte tendenze: da un lato, una crescente ondata di separatismo che ha coinvolto le nazionalità un tempo autonome, una spinta verso l’autodeterminazione come Stati nuovi e indipendenti, ed un movimento parallelo a favore dell’indipendenza e di uno status migliore per i territori russi (krais, oblasts e le loro sub-unità regionali); e dall’altro, la tendenza a consolidare il potere centrale federale ed a creare una nuova federazione democratica.
La prima tendenza si è estrinsecata in forme differenti, la più importante delle quali è stata l’emergere del separatismo nei soggetti che si identificavano come nazioni della Federazione (cioè le ex repubbliche autonome). Inizialmente tali movimenti miravano ad elevarne lo status politico e giuridico al livello delle ex repubbliche dell’Unione Sovietica. In seguito, si è sviluppato un movimento per la sovranità delle nuove repubbliche e, di conseguenza, per il diritto alla secessione dalla Federazione russa ed alla instaurazione di rapporti reciproci secondo i principi delle comuni relazioni internazionali. Fino ad ora, due entità in precedenza autonome, la repubblica del Tatarstan e la repubblica Cecena, hanno assunto lo status di Stati indipendenti e si sono rifiutate di firmare il Patto federale dell’aprile 1992, minacciando in tal modo il principio dell’integrità territoriale della Federazione russa.
Il separatismo degli altri soggetti statal-nazionali della Federazione russa è un po’ meno evidente. Sebbene abbiano sottoscritto il Patto federale, alcune repubbliche — Yakutia (Sakha), Buryatia, Tuva, Bashkortostan, Komi, Karelia e Kalmykia — hanno dichiarato comunque la supremazia delle proprie leggi sulla Costituzione della Federazione russa.
All’interno di quest’ultima sono in vigore diciotto Leggi fondamentali: la Costituzione russa del 1977 (con emendamenti), le Costituzioni della Cecenia e del Tatarstan e quindici bozze costituzionali pronte per essere ratificate dai parlamenti delle repubbliche che hanno sottoscritto il Patto federale. L’articolo 17 della Costituzione della Cecenia dichiara che la repubblica è uno Stato indipendente, mentre l’articolo 61 della Costituzione del Tatarstan descrive quest’ultimo come uno «Stato associato alla Russia». Le bozze delle Costituzioni di Tuva (articolo 8), Karelia (articolo 12) e Sakha (articolo 41) affermano il principio della supremazia delle leggi delle rispettive repubbliche su quelle della Russia nel suo insieme. Lo stesso vale per le bozze delle Costituzioni di Kalmykia, Buriatya e Bashkortostan. Secondo l’articolo 64 della bozza della sua Costituzione, la repubblica del Bashkortostan «si riserva il diritto di uscire dalla Federazione russa». Accade di frequente che le repubbliche revochino atti del Parlamento russo e non rispettino i decreti del Presidente della Federazione russa, anzi, in Cecenia e nel Tatarstan questa pratica è divenuta ormai la norma. La Yakutia ha aumentato di sua iniziativa la quota a favore del proprio bilancio relativa alle entrate derivanti dalla estrazione e dalla lavorazione dei diamanti (dal 27% previsto dagli accordi con la Federazione russa al 34-35%). L’Ossezia del Nord e l’Ingushia si sono rifiutate di uniformarsi alla decisione di considerare fuori legge tutte le unità militari non autorizzate presenti sul loro territorio.
In altre parole, lo spazio giuridico della Russia è stato significativamente ridotto; nelle repubbliche più grandi sono in via di creazione strutture di potere parallele, e si stanno ponendo le basi costituzionali necessarie a consentire la secessione. Tutto ciò è causa di grave crisi per la Federazione russa, che viene «minata» dal basso dai suoi soggetti amministrativi territoriali (krais e oblasts).
Non possedendo una statualità autonoma, poiché il Patto federale non prevede per loro un governo federale, anche i krais e gli oblasts russi hanno dato origine a movimenti per migliorare la propria posizione e per raggiungere l’autodeterminazione e la qualifica di Stati. Nei krais e negli oblasts hanno fatto la loro comparsa «costituzioni locali» come base per la creazione di uno «spazio giuridico locale», cioè per la rivendicazione del diritto delle autorità locali ad emanare le proprie leggi per risolvere problemi regionali. Tali costituzioni sono chiamate ufficialmente «Regolamenti statali dell’oblast» (o del krai). Il primo di tali Regolamenti è stato elaborato dall’oblast di Irkutsk, ed è stato adottato dal Soviet Supremo della Federazione russa (cioè dalla Camera delle Nazionalità) come modello standard. La nascita della prima Costituzione locale in questa area della Russia siberiana è significativa, essendo l’oblast di Irkutsk incuneato tra le repubbliche indipendenti di Tuva, Buryatia e Yakutia. Secondo i «Regolamenti dell’oblast», le differenze principali tra le autorità locali e quelle federali riguardano i rapporti di proprietà e l’uso delle risorse naturali.
Il separatismo dei territori si fonda su una crescente regionalizzazione dell’economia, stimolata dalle riforme del mercato e dall’espansione dei diritti economici delle unità produttive e dei territori stessi, come ad esempio le relazioni economiche con l’estero, la privatizzazione della proprietà e gli investimenti in paesi stranieri. I krais e gli oblasts comprendono l’82% della popolazione, prevalentemente di origine russa, e rappresentano il 75% del potenziale economico della Russia. A tutt’oggi, lo status di repubblica è reclamato dai krais di Krasnodarsk e di Stavropolsk e dall’oblast di Rostov (il maggior produttore di cereali nella Federazione russa), dagli oblasts delle città di Ekaterinburg[1] e Sverdlovsk (con le loro industrie metallurgiche e di costruzioni meccaniche degli Urali, i minerali pregiati, nonché il potenziale del complesso industriale militare), dall’oblast di Tyumenskay (con l’89% delle attività estrattive di tutta la Russia), dal krai di Krasnoyarsk (con i14% dell’estrazione del petrolio), dal Kuzbass (con il 27% del carbone) e dal krai di Primorye nell’Estremo Oriente (con il 37% della lavorazione del pesce e dei prodotti ittici).
A differenza delle precedenti, nella spinta per modificare il proprio status di soggetti secondari della Federazione per diventare vere e proprie repubbliche, queste potenti regioni della Russia non ricorrono a slogans nazionalistici, i quali avrebbero forse potuto favorire la rinascita dello sciovinismo legato alla Grande Russia.
Nel complesso, un’analisi del separatismo intra-russo mostra che i problemi sociali ed economici delle singole componenti dello Stato russo divengono problemi di nazionalità nel momento in cui ciò torna a vantaggio delle forze politiche in competizione per il potere. Quando non è possibile fare uso di un tale pretesto (come nel caso dei krais e oblasts russi, omogenei dal punto di vista della nazionalità), gli slogans usati per opporsi alle autorità centrali (federali) russe sono sostituiti da altri: ad esempio, la necessità di proteggere dalla distruzione i mercati regionali e le risorse naturali, di migliorare la difesa ambientale, o di risolvere problemi sociali elevando gli standards di vita della popolazione locale.
Ai diversi livelli della Federazione, le tendenze verso il separatismo e l’autonomia legislativa sono forti e riflettono la nascita in Russia di nuovi centri di potere, in contrapposizione con il centro tradizionale. Tale processo avrebbe potuto essere arrestato se fossero stati presenti in questo paese un unico diritto ed un potere unico, ma al momento attuale non è così. L’avanzamento di questi processi è carico di pericoli: minaccia all’integrità territoriale della Russia, potenziali dispute sui confini, pretese territoriali contrastanti, perdita di controllo sulla Federazione come territorio economico integrato. Se la Federazione si disintegrerà, i Russi ed i «popoli di lingua russa» che non hanno mai avuto una loro regione autonoma all’interno della Federazione russa diverranno minoranze etniche disperse.
Il consolidamento dello Stato russo, attraverso il rafforzamento delle autorità federali, è al momento la tendenza più debole.
Diretti in questo senso sono principalmente gli sforzi legislativi del Soviet Supremo e della Commissione costituzionale della Federazione russa. L’adozione del Patto federale (nel marzo 1992) ha contribuito ad evitare che la Russia si suddividesse in un gran numero di aree indipendenti. Il Patto è divenuto una componente ed una sezione autonoma della nuova Costituzione della Federazione russa, mentre la Federazione stessa ha acquisito la fisionomia di Stato fondato sulla Costituzione e sul Patto stesso. Questo ha introdotto un nuovo sistema di distribuzione del potere. La Federazione si occupa delle questioni più importanti — protezione dei diritti dei cittadini, difesa, politica estera, spazio, sistema metrico e standardizzazioni, grandi programmi di sviluppo, garanzie giuridiche per il mercato comune, bilancio federale, questioni fiscali e monetarie, infrastrutture comuni (distribuzione dell’energia e trasporti) — mentre le regioni partecipano alla soluzione di tutte le questioni elencate attraverso propri rappresentanti nella Camera alta del Parlamento federale. Questa è oggi il Soviet delle Nazionalità, ma secondo la bozza della nuova Costituzione sarà il Soviet federale. Come previsto dal Patto, alle Repubbliche della Federazione russa sono attribuiti, tra l’altro, il pieno controllo delle proprie risorse naturali, l’autonomia nei rapporti economici con l’estero, ed una generale libertà economica.
La firma del Patto federale non ha allentato le tensioni tra le varie nazioni. Sebbene fosse il solo compromesso possibile, esso non ha soddisfatto né i sostenitori di uno Stato unitario né i separatisti. Ed è ancora più importante il fatto che non siano ancora stati individuati gli strumenti per la sua attuazione. A parere di molti esperti, la soluzione dei problemi della Federazione sulla base del Patto richiederebbe l’approvazione di non meno di 100 nuovi provvedimenti legislativi.
Parallelamente agli sforzi per realizzare il Patto, le strutture del potere federale in Russia hanno cominciato a preparare la bozza di una nuova Costituzione, che potrà essere adottata nel 1993 dal Congresso dei Deputati del Popolo. Circa la forma ed i principi relativi alla struttura statal-territoriale della Russia, è stato proposto il seguente articolo: «…Essa è basata sul principio del federalismo, assicura l’unità della Federazione russa, decentralizza il potere statale e realizza il diritto dei popoli all’autodeterminazione». Mentre prosegue il lavoro sulla nuova Costituzione e sul meccanismo giuridico che dovrà consentire l’attuazione del Patto, si è delineata una complessa situazione di crisi nella sfera costituzionale.
Non vi è alcun rapporto coerente fra processi diversi ma interconnessi quali la firma del Patto federale, da una parte, e la sua incorporazione nella Costituzione attuale dall’altra, o il processo di adozione di una nuova Costituzione della Federazione russa, da un lato, e le nuove Costituzioni ed i nuovi regolamenti dei soggetti della Federazione, dall’altro. In questo scenario le leggi vigenti «non funzionano» e le tendenze separatiste divengono sempre più forti ai diversi livelli.
2. Quali sono le cause del separatismo e della possibile disgregazione della Russia?
Le cause sono generalmente ben note, e sono state sottolineate da molti analisti attraverso i mezzi d’informazione. Tra le cause politiche, legali, socio-economiche ed etnopolitiche le più importanti sembrano essere le seguenti:
I. La critica decentralizzazione del potere, la debolezza del centro e la sua incapacità di risolvere i problemi regionali. Il contrasto tra i poteri legislativo ed esecutivo, e tra il Presidente ed il Parlamento. Tale situazione offre alle autorità locali nuove opportunità di azione e apre la strada ad una «parata di sovranità». In questo processo agisce da catalizzatore il precedente della rapida e incontrollabile disintegrazione dell’URSS.
II. L’assenza di qualsiasi strumento legale (costituzionale) in grado di impedire efficacemente la illecita decisione delle autorità locali di separarsi dalla Federazione russa. E’ attualmente impossibile abrogare un atto legislativo delle repubbliche (ad esempio bozze di Costituzioni, risultati dei referendum nazionali, emendamenti locali alle leggi russe, decreti dei «propri» Presidenti, ecc.) anche nel caso in cui la Corte costituzionale riconosca che esse violano la Costituzione della Federazione russa o il Patto federale. Non esiste la possibilità di usare la forza per ottenere che le regioni e le repubbliche rispettino la Costituzione russa.
III. I difetti della precedente struttura statal-nazionale della Russia ed i limiti del Patto federale, che hanno consolidato le disuguaglianze di status tra i soggetti della Federazione (ne esistono 87) e tra la nazione «titolare» e le altre nazioni. Essendo state private della loro giusta parte di diritti e privilegi, i krais (territori) e gli oblasts (regioni), prevalentemente russi, e le ex repubbliche autonome lottano per ottenere l’indipendenza e per ampliare i propri poteri.
IV. La crisi economica, e soprattutto quella finanziaria, nonché la crisi monetaria (dall’inizio del 1992 fino all’estate) hanno stimolato lo sviluppo del regionalismo economico basato sull’«affidarsi alle proprie risorse». Vi è ancora iperinflazione in Russia, e i beni rimangono più importanti della moneta. Senza prospettive di una stabilizzazione del rublo, vi è poca speranza di far diminuire il regionalismo economico che può sfociare nel separatismo. Tutte le repubbliche, i krais e gli oblasts avanzano le stesse richieste: un sistema di tassazione a canale unico, maggiori quote di esportazione di materiali grezzi in valuta forte (petrolio, oro, diamanti, ecc.) e minori contributi al bilancio federale. Il più recente messaggio del Presidente russo in materia di bilancio ha suscitato una risposta negativa da parte delle regioni, poiché stabiliva un rapporto proporzionale di spesa di 67 a 33 tra il bilancio federale e i bilanci dei soggetti della Federazione. Una tale distribuzione delle risorse finanziarie non soddisfa neppure i bisogni minimi delle regioni, e frena l’estensione delle riforme alla periferia. Tutto ciò fa persistere ed accresce la tendenza separatista.
V. Il federalismo non è popolare tra la vasta massa della popolazione. I popoli non-russi, in particolare, identificano il federalismo con un tentativo di restaurazione dell’impero. La spinta verso la sovranità diviene un mezzo di difesa etnica contro tendenze percepite come ambizioni imperialiste.
VI. Gli errori delle autorità centrali. Il conflitto con le repubbliche che non hanno sottoscritto il Patto federale, l’assenza di un prolungato dibattito politico, la mancanza di flessibilità da parte della delegazione russa nel negoziato, i problemi riguardanti lo status delle repubbliche divenute indipendenti.
Nel complesso, comunque, in Russia la spinta al separatismo ed al regionalismo non è sempre legata al nazionalismo in senso stretto. Come già accennato, i fattori più importanti sono politici, socio-economici e giuridici. Tuttavia, il nazionalismo viene talvolta utilizzato da capi etnocratici locali per le proprie lotte di potere.
3. Possibile profilo della futura Russia.
Nel prossimo futuro, l’accentuarsi della regionalizzazione e la crescita del separatismo negli ex territori autonomi proseguirà in uno scenario di generale instabilità politica ed economica. D’altra parte, non molti candidati possono realisticamente aspirare a staccarsi dalla Federazione.
Una completa disintegrazione della Federazione russa in seguito al dissolvimento dell’Unione non è pensabile, poiché non vi è una sola unità autonoma in grado di assumere il ruolo che la Russia svolgeva all’interno dell’URSS. Nonostante l’idea di indipendenza esista anche nei grandi krais ed oblasts della Siberia, nell’Estremo Oriente, negli oblasts di Primorye e Sakhalin e nelle repubbliche uraliche e Yenisei, solo i territori autonomi ed i krais geograficamente periferici sono potenzialmente in grado di uscire completamente dalla Federazione russa. Ma anche in questo caso l’idea dell’autoisolamento è distruttiva, come mostra l’esperimento della Cecenia «indipendente». Per molti soggetti della Federazione attuale, non è ancora concepibile una vera sovranità sostenuta dall’indipendenza economica senza i tradizionali legami intra-russi.
Quale sia la forma migliore della struttura statuale è un problema che rimarrà a lungo irrisolto. E’ possibile che una forma nuova e ancora sconosciuta di federazione si sviluppi gradualmente all’interno di confini eventualmente nuovi, molto diversi dalla configurazione territoriale della Russia di oggi. Il fondamento giuridico della Federazione russa verrà sviluppato e modificato. Ed appare ovvio che al momento opportuno dovrà essere modificato anche il Patto federale. Potrebbe perciò emergere tra i soggetti della Federazione un nuovo accordo, che terrà conto delle realtà esistenti. Verranno anche apportate le opportune modifiche alla Costituzione della Federazione russa.
Nel prossimo futuro potremo osservare la nascita di alcuni nuovi soggetti della Federazione, cioè di unioni regionali tra krais, oblasts e territori autonomi, simili a quelle già esistenti: l’Accordo siberiano, l’associazione del «Grande Volga», la «Confederazione delle repubbliche ed oblasts dell’area del Volga e degli Urali» (che include Bashkortostan, Marii El, Tatarstan, Chuvashia). Lo Stato indipendente della repubblica del Tatarstan, associato alla Russia, costituisce un precedente, sebbene non sia chiaro se la repubblica sia «all’interno» della Russia o «all’esterno».[2] Oggi c’è una formula che prevede «una sovranità permeabile e tollerante per i soggetti della riformata Federazione russa», secondo la quale ciascuno di loro avrà un ampio spettro di diritti nel campo delle relazioni estere con i vicini Stati indipendenti della Comunità di Stati Indipendenti (CSI).
La posizione dei sostenitori di una nuova (vera) federazione e quella contrapposta dei sostenitori di una confederazione si sono nettamente diversificate. Secondo i primi la forma federale della struttura statal-nazionale è l’unica accettabile per una Russia multinazionale. Ma essi evidenziano che fino ad oggi non abbiamo avuto alcuna esperienza di vero federalismo e che l’attuazione dei principi federalisti è stata molto limitata. Per realizzare un federalismo «nuovo» è necessario: 1) proseguire sulla via del decentramento del potere e trasferire molte delle funzioni politiche, economiche, sociali e culturali dal centro alla periferia, agli organi amministrativi e governativi locali; 2) elevare lo status dei krais e degli oblasts (unità amministrative territoriali) a quello di repubbliche nella Federazione, e così facendo assicurare l’uguaglianza di tutti i suoi membri ed evitare i difetti della Federazione russa legati alla sua forma di Stato nazionale; 3) realizzare il principio di autonomia nazionale e culturale e creare le condizioni necessarie per il funzionamento delle comunità delle popolazioni più numerose della Russia (Russi, Tatari, Ucraini, ecc.). Una caratteristica importante di questo concetto è il riconoscimento della prevalenza dei diritti dei cittadini su quelli delle «etnie» e l’introduzione di un’unica cittadinanza e di un unico passaporto russi.
I sostenitori della confederazione affermano che oggi la Russia, nella sua struttura e nel suo funzionamento, si è già avvicinata a questo tipo di assetto in quanto il sistema costituzionale federale comprende ora due livelli di norme giuridiche in relazione tra loro — la Costituzione e il Patto federale — ed è in corso un complicato processo di transizione dal sistema costituzionale ad un sistema basato sia sulla Costituzione che su accordi bilaterali tra il centro e le regioni. Il sistema federativo si sta «allentando» e si sta trasformando in un insieme di «rapporti basati su trattati» che comportano relazioni bilaterali tra soggetti sovrani. Il ruolo di fondamento dello Stato attribuito al Patto federale viene negato sulla base del fatto che la sua funzione è limitata alla differenziazione dei diritti ed alla delega dei relativi poteri. Poiché non esistono né una singola Costituzione riconosciuta a livello generale né un Trattato per la creazione di uno Stato unico, cioè la Federazione russa, sembra giustificato interpretare i cambiamenti in corso nel sistema statal-nazionale come diretti verso la confederazione.
Durante i lavori parlamentari del 22 febbraio 1993, il Presidente della Commissione per il Sistema statal-nazionale e i rapporti tra le nazionalità del Soviet Supremo della Federazione russa, N.P. Medvedev, ha affermato chiaramente che «per quanto riguarda la composizione della Russia, siamo effettivamente giunti ad una confederazione di 21 repubbliche».
In Russia, i sostenitori democratici dello Stato pensano che la trasformazione della Federazione russa in una confederazione sia inammissibile. I sostenitori del sistema confederale lo vedono come uno stadio inevitabile nello sviluppo della Russia. A questo proposito, gli argomenti degli economisti sono molto convincenti. Essi sostengono che la sfera di autorità delle regioni dovrà essere più ampia di quella realizzabile all’interno dello schema di un rigido sistema federativo, altrimenti le riforme di mercato non potranno progredire oltre. Anche l’esperienza delle relazioni economiche tra la Russia e le ex repubbliche dell’Unione è significativa: il loro sviluppo non è diretto verso una singola unione economica, nemmeno all’interno della Comunità di Stati Indipendenti, ma verso relazioni basate su trattati economici bilaterali con la debole partecipazione di alcune strutture sovra-statali di gestione.
I due contrapposti approcci al processo di «rinnovamento della Russia» si riflettono sul cammino delle riforme costituzionali. L’approccio federalista prevede che le bozze delle Costituzioni delle repubbliche si uniformino totalmente alla Legge fondamentale della Federazione russa. Secondo l’approccio confederale, le repubbliche non dovrebbero essere legate da alcun vincolo nei confronti della Costituzione vigente. Per il Vice Presidente del Soviet Supremo della Federazione russa Nikolai Ryabov, nessuno dei due approcci dovrà essere attuato in modo eccessivamente rigido.
Le posizioni sopra descritte sono lungi dall’essere definitive. Siamo inclini a pensare, e questa opinione è condivisa da altri esperti, che negli anni futuri il sistema statuale della Russia sarà inevitabilmente segnato da tratti di transitorietà, come conseguenza dei profondi rivolgimenti sociali ed economici che caratterizzano la Russia di oggi. Il compito primario delle nuove strutture di potere statuale è quello di eliminare i conflitti nazionali e sociali, e di assicurare la nascita di una economia di mercato per un futuro Stato russo a carattere stabile.
La Russia era entrata de facto in un periodo transitorio di riforma della sua struttura statal-nazionale già all’inizio del 1992, quando il Patto federale non era ancora stato sottoscritto da due dei membri della Federazione, il Tatarstan e la Cecenia.
La caratteristica più importante del periodo attuale è il venir meno dell’integrità giuridica della Federazione russa, mentre le autorità centrali conservano ancorale funzioni chiave dello Stato: politica estera, difesa, diritto internazionale, controlli monetari e sul credito. Lo spazio economico della Federazione conserva ancora una relativa integrità: non vi sono dogane o barriere valutarie, è in uso una sola moneta, non vi è una suddivisione attiva delle proprietà russe (come tra le ex repubbliche dell’Unione) o delle proprietà russe all’estero.
Tutto ciò crea le condizioni per la nascita di nuovi rapporti tra i soggetti della Federazione attraverso un sistema di trattati, accordi economici, accordi sulla divisione dei poteri e sulla delega volontaria dei diritti.
Secondo la nostra opinione, per mantenere lo Stato russo occorre rafforzare le autorità centrali, raggiungere la stabilità economica, dar vita ad un processo di negoziato permanente e conservare una integrazione economica che conduca al consolidamento dello Stato-nazione. Tutti compiti non facili.
Allo stesso tempo l’esperienza della disgregazione dell’URSS ed i tentativi infruttuosi delle ex repubbliche dell’Unione di integrarsi nel sistema economico mondiale senza la Russia mostrano che una qualche forma di integrazione interna è inevitabile. A livello di pubblica opinione cresce d’altra parte la spinta all’unificazione con la Russia. Durante l’indagine del luglio 1992 in Cecenia, il 42,8% della popolazione della città di Grozny ha risposto in modo affermativo all’idea di sottoscrivere un accordo bilaterale che «riconoscesse la Cecenia come una repubblica libera all’interno della Federazione russa». Il sondaggio del giugno 1992 condotto dal Servizio sociologico del Soviet Supremo della repubblica del Tatarstan ha mostrato che il 64,5% delle risposte era a favore della «sovranità della repubblica all’interno della Federazione russa».
* In questa rubrica vengono ospitati interventi che la redazione ritiene interessanti per il lettore, ma che non riflettono necessariamente l’orientamento della rivista.
[1] Secondo il Patto federale solo due città in tutta la Federazione russa (Mosca e San Pietroburgo) godono dello status di repubblica.
[2] La Costituzione della repubblica del Tatarstan, adottata nel novembre 1992, all’articolo 61 prevede una nuova formula per descrivere le relazioni con la Russia: «Associazione sulla base di un accordo circa la mutua delega di poteri e di ambiti di autorità».