IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Anno LXV, 2023, Numero 2-3, Pagina 67

GIORGIO NAPOLITANO E IL PARLAMENTO EUROPEO
NELLA CONVENZIONE EUROPEA DEL 2002-2003*

Grazie dell’invito a questo Convegno che mi permetterà di ricordare brevemente il contributo di Giorgio Napolitano e del Parlamento europeo alla Convenzione europea del 2002-2003 che ha redatto il progetto di Trattato costituzionale poi firmato a Roma il 29 Ottobre 2004.

Due parole prima di tutto sui rapporti tra Giorgio Napolitano e Altiero Spinelli in quanto ho avuto la fortuna di conoscere entrambi. L’ammirazione di Giorgio Napolitano per Altiero Spinelli e la sua adesione ai valori del progetto di integrazione europea non è stata mai di tipo fideistico o sentimentale. È sempre stata al contrario un'adesione di tipo razionale analoga a quella che praticò lo stesso Spinelli quando scelse di criticare la dottrina comunista e di uscire dal PCI perché in contrasto con i suoi valori e la sua libertà di pensiero. Giorgio Napolitano è rimasto in seno al partito comunista ma ha compiuto un percorso analogo a quello di Spinelli che lo ha portato a riconoscere i valori fondanti di libertà e di civiltà della storia d’Europa e di un progetto di integrazione di tipo federale quale percorse lo stesso Spinelli. Mi piace pensare che l’ammirazione politica e personale di Giorgio Napolitano per Altiero era dovuta anche al fatto che Altiero Spinelli non ha mai assunto, contrariamente ad altri ex-comunisti, atteggiamenti viscerali anticomunisti ma è rimasto fedele ai valori di solidarietà e di difesa dei diritti sociali propri del socialismo europeo.

Altri oratori hanno già ricordato che Giorgio Napolitano partecipò di fatto ai lavori della Convenzione europea presieduta da Valery Giscard d’Estaing, inviando messaggi personali e documenti informali, aderendo alle iniziative per dotare l’Unione europea di una Costituzione o di un testo di natura costituzionale, pur non essendo membro della delegazione del Parlamento europeo. In modo sintetico, Giorgio Napolitano ha contribuito insieme ad altri parlamentari come Alain Lamassoure, Andrew Duff, Mendes de Vigo ed altri, alla difesa del metodo comunitario e al contempo costituente che ha caratterizzato l’azione dei parlamentari europei.

Ricordo brevemente alcuni risultati:

1) l’estensione delle competenze dell’Unione europea alla cooperazione giudiziaria e alle nuove competenze dette di sostegno opponendosi con i membri della delegazione parlamentare ai tentativi in particolare dei membri britannici tendenti a ridurre le competenze dell’UE;

2) la preservazione del diritto d’iniziativa legislativa della Commissione europea in cambio di una programmazione legislativa annuale e pluriennale che permettesse al Parlamento europeo di pronunciarsi sul programma legislativo della Commissione (vedere l’art. 17 del Trattato);

3) il mantenimento delle competenze esecutive della Commissione europea purché l’adozione dei cosiddetti decreti delegati che modificavano leggi europee preesistenti fosse sottoposta all’accordo tacito o espresso del Parlamento europeo;

4) l’opposizione ad una “seconda” Camera legislativa dei Parlamenti nazionali – chiesta in particolare dai rappresentanti britannici – in cambio della creazione di una procedura di controllo del principio di sussidiarietà come proposta da Mendes de Vigo nel gruppo di lavoro sui parlamenti nazionali.

Purtroppo, la Convenzione europea – cha aveva iniziato i suoi lavori in modo innovativo e sostanzialmente costituente – ha conosciuto verso la fine dei suoi lavori una svolta di carattere intergovernativo che l’hanno trasformata in una vera e propria Conferenza intergovernativa. Mi limito a ricordare lo scambio tipico di una Conferenza intergovernativa tra la creazione di un Presidente permanente del Consiglio europeo chiesta dai grandi Stati membri con la riduzione del numero dei Commissari europei purché scelti a rotazione tra tutti gli Stati membri reclamata dai piccoli Stati membri. Inoltre, nelle due ultime sessioni della Convenzione, la maggioranza dei membri della Convenzione favorevole all’estensione del voto a maggioranza ai settori della politica estera, della fiscalità, di una parte della politica sociale e alla revisione futura di alcune disposizioni del Trattato fu contrastata e sconfitta dalla richiesta dei membri francesi e tedeschi della Convenzione di introdurre il voto all’unanimità sia per la fissazione delle quote dei migranti (richiesta tedesca) che per la conclusione di accordi commerciali che possano portare pregiudizio alla diversità culturale (richiesta francese).

Qualora venisse convocata una nuova Convenzione sulla revisione del Trattato di Lisbona, occorrerà evitare ad ogni costo che il metodo innovativo e sostanzialmente costituente che prevalse all’inizio dei lavori della Convenzione giscardiana sia rimpiazzato dalla natura di Conferenza intergovernativa intervenuta alla fine dei lavori della stessa Convenzione.

Paolo Ponzano


* Intervento al convegno Giorgio Napolitano e la democrazia parlamentare europea. Visioni e testimonianze, organizzato dal Movimento europeo Italia a Roma, presso il Senato, giovedì 22 febbraio 2024. La registrazione del convegno è disponibile su: https://www.radioradicale.it/scheda/721484/giorgio-napolitano-e-la-democrazia-parlamentare-europea-visioni-e-testimonianze, dal minuto 2h 56’.
Paolo Ponzano è stato Rappresentante supplente della Commissione europea nella Convenzione del 2002/2003.

 

 

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