Anno XIX, 1977, Numero 3, Pagina 199
A PROPOSITO DELLA MONETA EUROPEA
UNA VIA DA SEGUIRE: LE PROPOSTE DI JENKINS PER LA MONETA EUROPEA*
Il Movimento federalista europeo rende omaggio al Presidente Jenkins per la lucidità e il coraggio con i quali, prendendo l’iniziativa del rilancio dell’unione economico-monetaria e ponendo con chiarezza il problema della moneta europea, ha avviato l’azione indispensabile per salvare l’unità dell’Europa occidentale.
In questa occasione il M.F.E. fa osservare che la divisione dell’Europa occidentale, che sino a qualche anno fa era stata ben contenuta con la politica dell’integrazione europea e le parità fisse, è ricomparsa, facendosi strada proprio sul terreno economico-monetario, dapprima con la fluttuazione dei cambi, e poi con la sua conseguenza inevitabile: la divergenza delle politiche economiche nazionali.
A questo riguardo il M.F.E. fa osservare che è del tutto vano il tentativo di rendere efficaci la politica agricola, industriale, regionale e sociale, e di dare il necessario contributo europeo ai problemi dell’occupazione e dell’inflazione, se non si toglie di mezzo, con il rilancio dell’unione economico-monetaria, la causa della divergenza delle politiche economiche nazionali.
Il M.F.E. fa anche osservare che col cosiddetto dibattito fra economisti e monetaristi si riesce solo a falsificare i dati reali del problema. È perfettamente vero che in mancanza di circostanze eccezionalmente favorevoli la moneta comune non si può fare all’inizio di un processo di integrazione economica; ma è anche vero che non si può farla nemmeno alla fine, perché non si arriva alla fine di un processo di questo genere senza la coordinazione e l’unificazione delle politiche economiche, e quindi senza una moneta comune. La verità è che la moneta comune si può e si deve fare a mezza strada.
Ciò premesso, il M.F.E. fa osservare che l’integrazione europea ha già raggiunto da tempo, con la fine del periodo transitorio del Mercato comune, questo punto a mezza strada, e che da allora ha cominciato a retrocedere proprio per la mancata realizzazione della moneta comune.
Il M.F.E. ammette che, in mancanza della legittimazione democratica della Comunità, non esisteva allora una seria garanzia politica circa l’impiego della moneta europea. Ma fa osservare che con l’elezione europea l’obiezione della mancanza di serie garanzie politiche non ha più senso perché non esiste garanzia maggiore di quella del procedimento democratico.
Nel prendere posizione sull’unione economico-monetaria e sulla moneta europea, il M.F.E. ricorda che bisogna fare l’Europa non solo per l’Europa ma anche per il mondo. Il senso diffuso di vivere un tempo di crisi dipende in realtà dal fatto che stiamo vivendo il periodo di incubazione di un nuovo ciclo della politica mondiale. La guerra fredda è finita da tempo, ma il panorama resta incerto, l’autorità precaria, è dubbio persino, nei paesi in maggiori difficoltà, il senso stesso dello Stato e dell’identità nazionale perché non si è ancora formato un nuovo sistema stabile di relazioni politiche, economiche e culturali a livello internazionale, mentre è ancora in corso, a complicare le cose, lo smantellamento delle regole e dei rapporti internazionali che hanno perso, con la fine della guerra fredda, la loro base di potere.
Il M.F.E. ricorda pertanto che è proprio con la crisi del sistema monetario internazionale e dell’ordine economico mondiale, ed il relativo aggravamento dei problemi dell’energia, della inflazione e dell’occupazione, che le conseguenze della transizione dal vecchio al nuovo ciclo si sono fatte sentire in profondità nella vita quotidiana dei nostri paesi ed hanno inceppato il meccanismo dell’integrazione europea.
Il M.F.E. ricorda pertanto che è proprio accelerando il processo di integrazione nel settore economico monetario che l’Europa può dare un contributo decisivo alla formazione di un nuovo ciclo della politica mondiale nelle migliori condizioni per le sorti della democrazia, della libertà, della giustizia sociale e della pace.