IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Anno XVIII, 1976, Numero 1, Pagina 83

 

 

Sergio Pistone, L’idea dell’unificazione europea dalla prima alla seconda guerra mondiale, Torino, Fondazione Luigi Einaudi, 1975, p. 243.
 
 
Questo volume, che raccoglie le relazioni presentate al convegno organizzato dalla Fondazione Einaudi nel 1974 sull’idea dell’unificazione europea dalla prima alla seconda guerra mondiale, ha lo scopo di contribuire a colmare una lacuna, costituita dalla limitata conoscenza dell’evoluzione del pensiero federalista avvenuta in questo periodo. In effetti, nel panorama degli studi sull’unità europea, mentre esistono una serie di trattazioni per il periodo che giunge fino all’inizio di questo secolo e per gli anni della Resistenza e del dopoguerra, mancano studi sistematici sugli anni compresi fra il 1920 e il 1940. Questo dato contrasta con l’importante evoluzione subita dal pensiero federalista in questo periodo.
Negli anni che vanno dalla prima alla seconda guerra mondiale, l’idea dell’unità europea per la prima volta si traduce in una corrente politica, che comincia ad avere degli agganci con le classi politiche e che emergerà nettamente come una delle componenti della Resistenza europea. L’idea dell’unità europea cessa di essere essenzialmente una petizione di principio, una presa di posizione esclusivamente in termini di valori senza addentellati nella prassi politica, e si viene configurando come l’alternativa al sistema degli Stati nazionali sovrani che appare sempre più chiaramente incapace di funzionare.
In questi anni, le giustificazioni delle proposte di unificazione continentale acquistano una solidità teorica mancante nel periodo precedente; vari progetti di unione europea vengono formulati, aventi caratteri previsti e rigore costituzionale; e, fatto importantissimo, si verificano le prime azioni politiche concrete a favore dell’unità europea sostenute da un movimento di opinione esprimentesi anche in strutture organizzative con finalità politiche e non solo culturali.
Questi fermenti non diedero frutti immediati. Nel periodo dalla I alla II guerra mondiale se ha potuto emergere la percezione della crisi del sistema degli Stati nazionali sovrani in Europa e l’individuazione dell’unificazione europea come alternativa adeguata ad essa, non è tuttavia esistita la possibilità di tradurre nei fatti il nuovo punto di vista. Ciò corrisponde al fatto che la sovranità, a cui si trattava di rinunciare per avviare un processo di unificazione europea, conteneva ancora una posizione autonoma di potere nel mondo, pur se mostrava segni evidenti di declino. Ciò tuttavia non deve sminuire l’importanza di questi fermenti. Lo sforzo di chiarificazione teorica compiuto in questo periodo ha prodotto una serie di opere fondamentali che hanno tracciato i solchi fondamentali entro i quali si è sviluppata la riflessione teorica federalista in questo dopoguerra.
Nel volume curato da Pistone i settori che sono stati oggetto di esame più approfondito e completo sono quelli italiano e inglese, che vengono trattati nelle relazioni di Bobbio, Cofrancesco, Levi, Pistone e Rossolillo. All’interno di questi settori l’attenzione è concentrata in modo preminente su tre autori italiani, e cioè Einaudi, Spinelli e Rossi, e su due autori inglesi, e cioè su Lord Lothian e Lionel Robbins.
Volendo individuare nel modo più sintetico la caratteristica centrale in cui si manifesta il collegamento fra le tesi di Einaudi, Rossi, Spinelli, Lord Lothian e Robbins, si può affermare, come nota Pistone nella prefazione al volume, che «in esse emerge, attraverso uno sviluppo per successivi arricchimenti fino a giungere al più alto grado di consapevolezza in Spinelli, la formulazione più organica e sviluppata nel modo più ampio e completo, nel periodo considerato, del punto di vista secondo cui la crisi del sistema degli Stati nazionali sovrani in Europa costituisce il filo conduttore dell’epoca delle guerre mondiali e quindi la radice profonda delle sue contraddizioni centrali esprimentisi nelle guerre, nelle spinte imperialistiche che le hanno scatenate e nell’affermarsi dei regimi fascisti. Di conseguenza queste tesi forniscono all’indicazione della necessità di strutture federali limitanti in modo sostanziale la sovranità degli Stati nazionali europei il supporto di un’argomentazione teorica particolarmente solida e coerente e quindi in grado di reggere seriamente il confronto con le interpretazioni della crisi europea proposte dalle altre correnti politico-culturali».
Particolarmente rilevante, nell’economia del volume, è il contributo del Lipgens dedicato all’idea dell’unità europea nella Resistenza, la quale rappresenta il momento culminante del periodo considerato. Dalla relazione del Lipgens emerge chiaramente che il dibattito sull’unità europea svolto all’interno della Resistenza francese, tedesca e italiana ha raggiunto conclusioni di fondo sostanzialmente uguali, nonostante gli scarsissimi contatti fra questi gruppi. Ciò indica, come sottolinea Pistone, che «l’espressione ‘Resistenza europea’ che assai spesso appare una formula grafica e propagandistica, oscurante il dato reale della presenza di fortissime componenti nazionalistiche nei vari movimenti di resistenza e dei conflitti a carattere nazionalistico fra di corrisponde, per quanto riguarda le componenti europeistiche movimenti, ad una realtà, all’effettivo convergere in modo spontaneo verso delle posizioni di fondo comuni nell’interpretazione della crisi europea».
 
Dario Velo


 

 

 

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