IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Anno XXI, 1979, Numero 2, Pagina 121

 

 

MOVIMENTO SINDACALE E UNITÀ EUROPEA
 
 
Il processo di integrazione europea si è sviluppato finora sulla base della collaborazione tra i governi sul piano economico senza che ciò comportasse la rinuncia a una parte di potere a favore di organi democratici europei. La C.E.E. ha aperto le frontiere alla libera circolazione delle merci, dei capitali e della manodopera, ma le ha mantenute per tutto ciò che riguarda la partecipazione elettorale del popolo, l'organizzazione dei suoi strumenti di lotta politica e sindacale e la sua rappresentanza politica nelle relazioni con il resto del mondo. Così l'integrazione europea da una parte ha determinato un progressivo svuotamento del potere degli Stati nazionali a favore di centri di potere internazionali, come le gigantesche concentrazioni produttive e finanziarie multinazionali, e d'altra parte, non creando un governo democratico europeo, capace di superare la divisione politica dell'Europa, ha favorito il mantenimento dell'egemonia degli Stati Uniti.
Tutto ciò è particolarmente grave, perché il livello nazionale, dove esistono le istituzioni democratiche, non è più il terreno dove si decide il destino dei cittadini, mentre le decisioni di fondo di politica economica e di politica estera, che si prendono ormai a livello internazionale, sono prese senza la partecipazione e il controllo del popolo e dei lavoratori. Di fronte a questi centri di potere internazionali il movimento sindacale si è trovato in una condizione di inferiorità. Infatti, mentre sul piano nazionale le organizzazioni dei lavoratori conservano il potere di influire sulle linee della politica economica (nei limiti in cui esiste ancora una politica economica nazionale) con azioni di massa, che incidono direttamente sul governo, sul piano europeo i rapporti di forza giocano a favore del capitale, perché su questo terreno le organizzazioni dei lavoratori non sono in grado di usare le armi (la mobilitazione delle masse), di cui dispongono sul piano nazionale. L'integrazione europea ha dunque modificato profondamente le condizioni della lotta di classe.
Il processo di fusione internazionale del capitale tra imprese europee e soprattutto tra imprese europee e americane è giunto a un punto tale che la stessa arma dello sciopero, se usata a livello nazionale, tende a diventare inefficace di fronte alla possibilità, sperimentata tante volte negli anni recenti, delle imprese multinazionali di contenere le rivendicazioni dei lavoratori dello stabilimento di un determinato Stato, sfruttando la possibilità di continuare a produrre o addirittura di accelerare i ritmi della produzione negli stabilimenti situati in altri Stati, dove è inferiore la combattività del movimento sindacale.
La contraddizione fondamentale che il movimento dei lavoratori deve superare oggi per progredire verso la propria emancipazione è dunque quella tra le dimensioni nazionali dei propri strumenti di organizzazione e di lotta e le dimensioni internazionali dei centri di potere, che ne determinano in misura crescente le condizioni di vita. Occorre dunque adattare lo Stato alle nuove dimensioni del processo produttivo, creando un governo democratico europeo, che permetta al popolo di scegliere in modo autonomo dai condizionamenti internazionali il proprio destino e ai lavoratori di estendere sul piano europeo i loro strumenti di organizzazione e di lotta. L'efficacia di questi ultimi si arresta infatti tuttora ai confini degli Stati. Il successo della prima giornata di lotta sindacale europea per l’occupazione, che ha permesso alla Confederazione europea dei sindacati di mobilitare il 5 aprile 1978 circa 50 milioni di lavoratori di 18 paesi dell’Europa occidentale, può essere spiegata solo nel contesto politico dell’imminente elezione europea. Il rafforzamento del potere di decisione della Comunità, che ne deriverà, è diventato infatti una prospettiva che incide già sulla condotta dei dirigenti sindacali e li spinge a superare i limiti burocratici e diplomatici, che finora hanno paralizzato la C.E.S.
 
Lucio Levi
(aprile 1979)

 

 

 

 

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