Anno XX, 1978, Numero 4, Pagina 199
L’ORA DELLA SCELTA PER L’ITALIA
APPELLO DEL MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO ALLE FORZE POLITICHE E SOCIALI*
Nella situazione presente di crisi morale, economica e sociale, e di fronte alle possibilità di ripresa costituite sul piano italiano dal «documento Pandolfi» e sul piano europeo dalla decisione di costruire il Sistema monetario europeo (S.M.E.), i federalisti fanno osservare alle forze politiche e sociali, cioè alle forze dalle quali dipende in primo luogo l’aggravarsi o la soluzione della crisi, quanto segue.
I. Se si acquisisce una dimensione europea per lo sviluppo delle forze produttive ed il controllo democratico del processo economico, tutto è possibile perché al livello europeo si può disporre di un rapporto di forza con le grandi potenze che assicura l’autonomia dell’evoluzione economica e sociale e della politica interna.
II. Se non si acquisisce per tempo una dimensione europea, e si costringe lo sviluppo delle forze produttive e il controllo del processo economico nel quadro nazionale, niente è possibile perché allivello italiano i rapporti di forza col resto del mondo, e in particolare con le grandi potenze, sono tali da impedire decisioni politiche, economiche e monetarie autonome.
III. Non esiste alcuna possibilità sul piano italiano di aggirare l’ostacolo costituito dai rapporti di forza internazionali. L’Italia, con la sua economia di trasformazione, deve in ogni caso agire sul mercato mondiale, e basta considerare l’aspetto monetario della questione, per rendersi conto che sono gli U.S.A., con la politica del dollaro, a stabilire di fatto le ragioni di scambio per i rapporti dell’Italia con gli altri paesi.
IV. L’alternativa tra la dimensione italiana e quella europea è in gioco oggi. È perfettamente inutile disconoscere la realtà. In questo mese di settembre bisogna decidere quale seguito dare al «documento Pandolfi», cioè decidere se ci sarà, e quale sarà, il piano triennale per ricostruire in Italia l’economia e la società. Prima del 10 gennaio 1979, bisognerà decidere se partecipare o no alla costruzione del Sistema monetario europeo. Ed è solo col rigore necessario per realizzare il piano triennale che l’Italia, dopo aver aderito al S.M.E., potrà restare davvero in Europa.
V. Non basta decidere che cosa si deve fare in Italia nel prossimo triennio, bisogna anche decidere in che modo si può e si deve utilizzare l’elezione europea del 7-10 giugno 1979 per costruire nel modo più democratico possibile l’Unione economico-monetaria senza far pagare le spese della transizione dalle monete nazionali alla moneta europea alle economie più deboli, e quindi anche alla nostra.
VI. Per raggiungere questo scopo c’è un solo modo: stabilire a tempo la data della creazione della moneta europea per orientare subito le aspettative delle forze economiche e sociali interne ed internazionali verso la moneta europea e non verso le parità fisse, cioè verso una situazione di debolezza dell’Italia; portare, anche con trasferimenti dalle nazioni all’Europa, la spesa pubblica europea ad un livello non inferiore al 2,5% del prodotto europeo, per rendere possibile e non onerosa la convergenza delle politiche economiche nazionali grazie ad una politica europea adeguata nei settori agricolo, industriale, regionale e sociale con particolare riferimento all’occupazione.
VII. Solo con la moneta europea, l’Europa e le sue nazioni potranno dare un contributo decisivo per la formazione di un nuovo ordine economico e monetario internazionale capace di garantire la libertà e il progresso di tutti i paesi del mondo. Non basta, come si è sempre fatto, pronunciarsi a parole per la giustizia internazionale. Bisogna tener presente che i profeti disarmati non sono che degli opportunisti di sinistra, e che senza una moneta europea non si può far valere, sulla bilancia mondiale delle forze, il peso dell’economia europea.
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Il Movimento federalista europeo non può far pesare sull’equilibrio delle forze in Italia né il voto — perché non è in competizione con i partiti — né la violenza, che serve solo a chi vuole instaurare la dittatura. Ma fin dalla guerra mondiale del 1914-18 con i suoi pionieri, primo fra tutti Luigi Einaudi, e dalla Resistenza in poi, con la sua organizzazione, ha anticipato i giudizi della storia sulle scelte delle forze politiche e sociali, spesso catastrofiche come nel primo dopoguerra e non solo allora. Si è battuto per l’unità europea quando nessuno sapeva che è il problema maggiore del nostro tempo, si è battuto per l’elezione europea quando non ci credeva più nessuno, si è battuto per la moneta europea quando tutti pensavano che fosse una follia. L’opinione pubblica, d’altra parte, sa benissimo che da più di trent’anni, con una devozione alla causa ed uno spirito di sacrificio che a molti non sembrano più possibili, il M.F.E. si è sempre battuto, senza alcun cedimento, per gli Stati Uniti d’Europa. In questa vigilia dell’elezione europea, e durante la campagna elettorale, il M.F.E. potrà pertanto parlare autorevolmente agli italiani ed essere ascoltato. Esso farà pertanto sapere agli italiani se e come i partiti e le forze sociali si saranno impegnati, nello spirito dell’unità nazionale e senza far prevalere lo spirito di parte, nel dibattito e nell’attuazione del piano triennale. E chiederà agli italiani di controllare se nei programmi elettorali europei dei partiti ci saranno grandi parole sui fini senza alcun impegno sui mezzi (per sfuggire al controllo degli elettori) o se figureranno l’impegno a battersi per stabilire subito la data della creazione della moneta europea e quello per portare la spesa pubblica europea ad un livello tra il 2,5% e il 5% del prodotto europeo.
Senza portare l’Italia in Europa, tra pochi anni, e chissà per quanto tempo, i lavoratori italiani tornerebbero ad uno stato di miseria. Anche questa è la posta in gioco. Tutti, e in primo luogo le forze sociali, devono assumersi le loro responsabilità.
* Si tratta di un documento del 4 settembre 1978, fatto pubblicare dal M.F.E. sui principali giornali italiani.