Anno XXI, 1979, Numero 3-4, Pagina 227
DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE.DELL’U.E.F.
SULL’ELEZIONE EUROPEA
Per la prima volta nella storia, i cittadini di nove paesi europei hanno votato insieme per eleggere il primo parlamento internazionale, e per fondare sulla volontà del popolo delle nazioni europee la Comunità europea. È stato cosi compiuto il primo passo essenziale del cammino da percorrere per salvare e rafforzare le nazioni europee, che possono ricuperare la loro indipendenza solo con l’unità, e che possono conservarla solo con l’unità federale. Non c’è infatti nessuna altra forma costituzionale con la quale si possa assicurare un governo indipendente sia a ciascuno degli Stati associati, sia alla associazione concepita come un insieme
I governi nazionali avrebbero dovuto convocare alle urne gli europei quando si trattava di ricostruire i nostri paesi dopo le rovine della guerra perché sarebbe stato infinitamente meglio ricominciare sulla base dell’unità democratica invece che su quella della divisione nazionale del passato. I governi avrebbero dovuto convocare alle urne gli europei almeno quando venne fondata la Comunità economica, allo scopo di farne davvero la cosa degli europei e non una organizzazione tecnocratica distaccata dal popolo, dalla sua esperienza e dai suoi sentimenti. È per questa colpa storica dei governi nazionali che il voto europeo, giunto cosi tardi, non è stato pienamente compreso dalle forze politiche, sociali e culturali, e dagli stessi cittadini. Ma una grande via è stata aperta.
Col voto europeo la democrazia, sino ad ora confinata nel campo nazionale, si afferma per la prima volta nel campo internazionale, da sempre riservato esclusivamente agli eserciti, ai rapporti di forza, alla ragion di Stato e, in ultima istanza, alla guerra o alla minaccia della guerra. L’Europa ha bisogno di una vera unità. Il mondo ha bisogno di una collaborazione sempre più stretta fra tutti i popoli. E ciò richiede un nuovo modo di pensare e di agire, che può cominciare proprio col voto europeo. Solo con il riconoscimento del fatto che il voto europeo ha aperto la strada alla democrazia internazionale, e con la consapevolezza che questa strada è ormai percorribile, si può portare tempestivamente l’Europa al minimo politico-istituzionale indispensabile, e il mondo ad una collaborazione sempre più stretta, preludio della federazione mondiale del futuro.
In questo grande momento della storia mondiale l’U.E.F. ricorda pertanto che per proseguire sulla via dell’unità europea e della collaborazione mondiale, e per far sì che la Comunità possa affrontare e risolvere i problemi dell’occupazione, dell’energia, dell’inflazione e della riconversione industriale mediante il rafforzamento e la coordinazione delle politiche comuni, è necessario giungere al minimo politico-istituzionale costituito da: a) lo sviluppo dello S.M.E. sino allo stadio della moneta europea (il legame tra politica monetaria e politica economica è così stretto che è impossibile fare una vera politica economica europea con nove monete nazionali, e il conseguente dinamismo nazionale della spesa pubblica e del sindacato), b) la disponibilità di mezzi sufficienti per un adeguato trasferimento di risorse e per una iniziale possibilità di controllo della congiuntura (2,5% del prodotto lordo europeo secondo le valutazioni del rapporto Mac Dougall), c) la capacità di governare la moneta europea e una spesa pubblica europea dell’entità precisata grazie al rafforzamento sia della Commissione, sia del suo legame con il Parlamento europeo e perciò con gli elettori europei.
Sulla base di questo orientamento, l’U.E.F. si impegna sin da ora a organizzare il più stretto contatto possibile tra i deputati europei e i loro elettori, sia come singoli, sia come membri di diversi gruppi politici, sociali e culturali nei quali si articola la vita dell’Europa, allo scopo di rafforzare col sostegno degli elettori la lotta per l’affermazione di una maggioranza veramente europea in seno al Parlamento europeo.