Anno LVII, 2015, Numero 1-2, Pagina 124
IMPEDIRE LA GREXIT,
ACCELERARE L’EVOLUZIONE DELL’EUROZONA
IN UN’UNIONE ECONOMICA E POLITICA*
I risultati del referendum in Grecia di domenica scorsa e la fine del pacchetto di assistenza finanziaria al paese stanno sollevando seri dubbi sulla possibilità che la Grecia continui a far parte dell’Eurozona. Questi dubbi devono essere fugati al più presto prima che l’Europa imbocchi un vicolo cieco.
L’uscita della Grecia dalla zona euro manderebbe in fumo anni di sacrifici da parte del popolo greco, spazzerebbe via il valore dei loro risparmi e dei loro beni, taglierebbe fuori il paese dai mercati finanziari e dal commercio. Inoltre, condurrebbe ad un perdurante futuro di miseria per il popolo greco. Allo stesso tempo, se l’Eurozona dovesse perdere uno dei suoi membri, i mercati finanziari si chiederebbero se l’euro sia davvero irreversibile, partner e avversari di tutto il mondo inizierebbero a dubitare del fatto che gli europei possano essere davvero in grado di restare uniti in tempi burrascosi, e molti cittadini in tutta Europa perderebbero la fiducia nell’Unione europea come progetto di unità e di solidarietà.
Elmar Brok, eurodeputato, Presidente della Commissione Affari Esteri del Parlamento europeo e Presidente dell’Unione dei Federalisti Europei, ha dichiarato oggi:
“Il governo greco dovrebbe riconoscere la perdurante solidarietà degli altri 18 paesi della zona euro. Dovrebbe anche accettare che l’appartenenza ad un’unione monetaria implica limiti alla sovranità nazionale e richiede responsabilità e rispetto delle regole concordate. Ogni nuovo pacchetto di assistenza finanziaria per la Grecia - garantito o finanziato da altri Stati membri – deve inevitabilmente essere condizionato al fatto che la Grecia intraprenda un pacchetto di riforme strutturali che rendano le sue finanze pubbliche sostenibili e la sua economia competitiva nel lungo periodo. Mentre le ultime fasi del negoziato si sono focalizzate principalmente sui tagli alla spesa pubblica, occorrerebbe concentrarsi maggiormente sulla lotta contro la corruzione, i privilegi e l’evasione fiscale, sulla riforma dell’amministrazione pubblica e del sistema giudiziario, e sulla creazione di un quadro di regole che stimoli le attività imprenditoriali e attragga investimenti nazionali ed esteri”.
D’altra parte, se la Grecia dovesse fare seri progressi nell’attuazione delle riforme strutturali concordate, essa dovrebbe essere ricompensata con un maggiore sostegno ad investimenti che possano stimolare la crescita (anche attraverso progetti a guida europea) e si dovrebbe prendere seriamente in considerazione la sostenibilità del debito greco.
Brok ha quindi aggiunto:
“Oggi non è in gioco solo il futuro della Grecia. La crisi in Grecia è un campanello d’allarme che richiama la necessità di accelerare il rafforzamento dell’Unione economica e monetaria e della sua governance. Gli squilibri economici sono inevitabili in qualsiasi Stato, sia esso uno Stato centralizzato o federale, e in qualsiasi unione monetaria. Le unioni monetarie mature hanno tutti i poteri, gli strumenti e le risorse finanziarie necessari per limitare tali squilibri economici e in casi estremi per gestire l’insolvenza di una regione o di uno Stato membro. L’Eurozona non ha ancora tutti i poteri, gli strumenti e le risorse necessari e si trova pertanto esposta alla fragilità delle sue economie più deboli. Gli Stati membri devono accelerare la riforma della zona euro e la sua trasformazione in un’unione economica e politica a pieno titolo”.
Il rapporto Completare l’Unione economica e monetaria dell’Europa, recentemente presentato dai Presidenti della Commissione europea, della Banca centrale europea, del Consiglio europeo, dell’Eurogruppo e del Parlamento europeo identifica correttamente le sfide, ma le riforme più ambiziose sono lasciate nel vago o rimandate ad un lontanissimo futuro che potrebbe non arrivare mai. Questa crisi con la Grecia dovrebbe spingere le istituzioni dell’UE e dell’Eurozona e gli Stati membri ad accelerare l’attuazione delle raccomandazioni contenute nel rapporto. Le priorità sono il completamento dell’Unione Bancaria, l’attuazione di un’Unione dei Mercati dei Capitali, la creazione di un bilancio dell’Eurozona con risorse sufficienti per giocare un ruolo nella riduzione degli squilibri economici e per investire in progetti d’interesse europeo, l’attribuzione di maggiori poteri alle istituzioni dell’Eurozona affinché possano far attuare le loro raccomandazioni e premiare il rispetto delle regole con incentivi adeguati. La Commissione europea deve formulare il prima possibile una proposta di legge per attuare le raccomandazioni che non richiedono modifiche ai Trattati dell’Unione europea. Allo stesso tempo, gli Stati membri dovrebbero considerare la riforma dei Trattati come un’opportunità e non come una minaccia.
La democrazia deve essere al centro di qualsiasi rafforzamento della zona euro. Il dibattito sulla Grecia sta ponendo le opinioni pubbliche nazionali l’una contro l’altra, le democrazie nazionali l’una contro l’altra. Un numero crescente di cittadini, sia nei paesi creditori sia nei paesi debitori, ha l’impressione che la democrazia nazionale e l’integrazione europea siano in conflitto tra loro. Qualunque riforma della governance dell’Eurozona deve essere ispirata dal criterio di un aumento del grado di democrazia europea. Il raggiungimento di un nuovo accordo con la Grecia sarebbe molto più facile se la trattativa fosse guidata dalla Commissione europea, che terrebbe in conto l’interesse dell’Eurozona e dell’Unione europea nel loro complesso, con il sostegno di un dibattito pubblico in seno al Parlamento europeo, piuttosto che da un Eurogruppo composto da ministri delle finanze nazionali che giustamente si preoccupano di tutelare gli interessi dei propri elettorati nazionali. Analogamente, la legittimità e l’efficacia di una qualsiasi riforma della zona euro si rafforzerebbe se la governance venisse trasferita dall’attuale meccanismo intergovernativo ad un sistema di governo democratico con la Commissione europea e il Parlamento europeo al centro.
* Comunicato stampa emesso dalla Segreteria europea dell’Unione europea dei federalisti il 7 luglio 2015.