Anno III, 1961, Numero 1, Pagina 36
LA QUARTA SESSIONE
DEL CONGRESSO DEL POPOLO EUROPEO
Nei giorni 2, 3 e 4 dicembre dello scorso anno si è tenuta ad Ostenda la quarta sessione del Congresso del Popolo Europeo. Un centinaio di delegati rappresentavano il mezzo milione di europei che hanno votato alle elezioni primarie del Congresso, tra di essi i delegati di Mulhouse, Torino, Neumarkt, Tielt, Lyon e Annecy e quelli di Roma, Firenze e Napoli dove si è votato alle università, città dove sono state organizzate le elezioni l’anno scorso. Era la prima volta che il Congresso del Popolo Europeo si riuniva in Belgio. Riproduciamo le risoluzioni elaborate dal Congresso stesso.
Risoluzione sulla politica dell’Europa
Il Congresso del Popolo Europeo, riunito nella quarta sessione ordinaria ad Ostenda nei giorni 2-3-4 dicembre 1960
constata che l’Europa democratica è giunta ad una svolta decisiva che la obbliga in particolare a ricercare nuove formule nei suoi rapporti con gli Stati Uniti, l’Africa e l’Unione Sovietica; che la sua divisione in Stati sovrani le impedisce di dare a questo grave problema delle soluzioni conformi ai suoi interessi ed a quelli del mondo intero.
In effetti:
a) la sua amicizia con gli Stati Uniti, necessaria alla difesa della libertà ed al mantenimento dell’equilibrio mondiale, non può e non deve ulteriormente conservare la forma di un protettorato diplomatico, militare ed economico, che va al di là delle possibilità dell’America e che ingenera pericolosi risentimenti in Europa.
Il rifiuto del governo francese di accettare una integrazione militare nel quadro della NATO, la sua decisione di fornire alle forze armate francesi una «force de frappe» atomica nazionale, l’attitudine contradditoria del governo tedesco, che desidera sul proprio territorio le truppe americane senza però voler concorrere alle spese del loro mantenimento, sono i segni più recenti della crisi.
Solo un’Europa Federata, disponendo di una potenza sufficiente, sarà all’altezza di assicurare all’America un’amicizia sincera e solida, capace di partecipare efficacemente alla lotta per la pace attraverso il disarmo generale.
b) La lentezza e le contraddizioni con le quali gli Stati europei procedono alla liquidazione dei loro antichi imperi, le loro simpatie frequenti per le forze più reazionarie d’Africa, il loro paternalismo impenitente, la natura troppo spesso capitalistica[1] degli aiuti ai popoli africani, minacciano di spingere questi ultimi ad una rivolta contro tutto ciò che sa di civilizzazione europea.
Solo un’Europa federata può liquidare l’eredità colonialista, appoggiare la lotta difficile dei dirigenti africani più chiaroveggenti contro l’intransigenza delle reazioni feudali e tribali e contro lo spezzettamento politico, assumersi i sacrifici indispensabili al progresso degli africani verso il benessere e la libertà, e permettere così nuovi rapporti di buon vicinato e di cooperazione tra i due continenti.
c) La concezione dello Stato-nazione, mantenendo il mito di una riunificazione tedesca oggigiorno irrealizzabile, lascia i tedeschi dell’ovest in una situazione politica precaria e le altre nazioni occidentali esitanti tra la solidarietà con la Repubblica di Bonn e l’avversione alla riedificazione di un quarto Reich; frena il desiderio di indipendenza dei paesi dell’Europa orientale e rinforza nell’Unione sovietica le tendenze maggiormente militariste e totalitarie.
Solo una federazione dell’Europa democratica, comprendente la Germania occidentale e privata delle prospettive nazionalistiche, rafforzerà la solidità e la solidarietà del mondo libero e, senza rivendicazioni territoriali di sorta, faciliterà la distensione mondiale e lo sviluppo vittorioso delle tendenze più liberali in seno alle società dominate dai comunisti, e dovrà finalmente permettere la riunificazione tedesca ed il ritorno alla libertà dei popoli dell’Est.
Risoluzione sulla situazione francese
Il Congresso del Popolo Europeo, riunito nella quarta sessione ordinaria ad Ostenda nei giorni 2-3-4 dicembre 1960,
constata che una pretesa politica di grandezza non corrisponde all’interesse profondo e permanente della Francia, dell’Europa e del mondo democratico.
L’errore di tale politica consiste principalmente:
a) nella volontà di mantenere con la forza l’Algeria sotto il controllo dello Stato francese, nella concessione unilaterale di strutture amministrative artificiose e nel rifiuto di ogni negoziato politico con il F.L.N.;
b) nella volontà di concepire l’organizzazione della difesa europea in termini di forze armate e di politiche militari nazionali, e di dotare la Francia di una force de frappe atomica nazionale; siffatta politica rischia di generalizzare la corsa agli armamenti atomici in un momento in cui è necessario, per la pace nel mondo, arrestare un tale processo e sottomettere gli armamenti già esistenti ad un rigoroso controllo;
c) nella volontà di infrangere ogni speranza di unità federale europea, riaffermando la priorità dello Stato-nazione, sabotando le Comunità, proponendo degli schemi confederali il cui solo scopo è di mantenere l’Europa delle sovranità nazionali, nella vana speranza di esercitarvi un ruolo egemonico.
Il Congresso constata che, volendo mettere i francesi al servizio di tale falso ideale di potenza, che isola la Francia nel mondo e ne fa un fattore di divisione, il governo francese ha aperto la porta alla progressiva eliminazione delle libertà politiche e ha provocato il rafforzamento di questa tendenza negli altri paesi, minacciando così l’avvenire della democrazia del resto d’Europa.
Cosciente di ciò, il Congresso proclama la sua solidarietà con tutti i francesi che, fedeli alle grandi tradizioni di libertà e di umanità del loro paese, si oppongono a tale involuzione. Sottolinea tuttavia che questa lotta avrà successo solo nella misura in cui le forze democratiche francesi, cessando di limitarsi alla prospettiva nazionale, porranno le loro speranze nell’istaurazione della democrazia federale europea.
Afferma di conseguenza che la lotta delle forze democratiche francesi per la fine negoziata della guerra in Algeria, per l’indipendenza di questo paese nel rispetto dei legittimi diritti di tutte le sue comunità, contro l’involuzione autoritaria in Francia, deve essere strettamente legata alla lotta per la Federazione Europea.
Le esorta quindi a unirsi ai federalisti nelle loro battaglie per la Costituente Europea.
Risoluzione sui progetti di confederazione europea
La quarta sessione del Congresso del Popolo Europeo, rappresentativa di 425.000 cittadini di 19 regioni d’Europa, tenutasi in Ostenda il 2-3-4 dicembre 1960, prima della conferenza dei sei capi di governo che dovrà esaminare i progetti europei del governo francese,
constata che i governi ed i parlamenti nazionali rifiutano ostinatamente al popolo europeo il diritto di decidere esso stesso delle sue istituzioni e della sua sorte;
dichiara che un segretariato politico e degli organi tecnici di cooperazione internazionale, privi di volontà propria, ed un consiglio di capi di governo nazionali non possono rappresentare che la somma degli egoismi nazionali; in tale prospettiva, un’assemblea, eletta o no, ridotta a funzioni consultive ed uno pseudo-referendum saranno organicamente incapaci di generare la volontà e l’azione comune di cui l’Europa necessita; inoltre il mantenimento delle sovranità nazionali, causa fondamentale dei mali dell’Europa e del disordine mondiale, sarà consacrato;
domanda che davanti a queste proposte, i partners del governo francese, invece di ripiegare su posizioni di passiva diffidenza, presentino un progetto di costruzione federale europea;
esprime la sua solidarietà ai dirigenti delle Comunità europee che, grazie al loro lealismo europeo e malgrado la debolezza strutturale delle istituzioni di cui sono prigionieri, hanno facilitato la spinta delle forze economiche verso l’unità europea e, opponendosi ad ogni egoismo, particolarismo o vanità nazionale, sono divenuti il bersaglio dei risentimenti nazionali; domanda loro di non cedere alla pressione degli interessi nazionali o particolaristici e di rendere l’opinione pubblica europea giudice dei loro conflitti con le forze governative nazionali.[2]
Riafferma la sua volontà di battersi indefessamente affinché l’unità europea sia democraticamente fondata sull’elezione diretta di un’Assemblea Costituente Europea e su dei referendum che ratifichino in ciascun paese la Costituzione degli Stati Uniti d’Europa.
[1] Come ha illustrato il relatore Spinelli in sede di discussione congressuale qui la parola «capitalistico» va intesa nel senso tecnico che nette in evidenza la semplice ricerca del profitto degli investimenti (nota della redazione).
[2] Per l’opinione della rivista sulla fase attuale dell’europeismo e sulle Comunità rimandiamo all’articolo La «force de dissuasion» francese (anno II, n. 6) (Nota della Redazione).