Anno XXVII, 1985, Numero 3, Pagina 153
Prime riflessioni sul piano Gorbaciov
Il segretario generale del PCUS Mikhail Gorbaciov ha presentato un piano per il disarmo mondiale di cui riproduciamo in nota i punti essenziali, allo scopo di consentire ai nostri lettori — che possono non averli letti o non averli presenti — di prenderli in esame.
Come è stato generalmente osservato, le posizioni contenute in questo piano rappresentano una svolta molto importante nella conduzione della politica estera sovietica. Per valutarie in modo adeguato, esse vanno esaminate con la visuale del breve, del medio e del lungo termine. Il testo sovietico parla di tre fasi, ma ciò che va sottolineato è che esse si differenziano nettamente per quanto riguarda le loro modalità o addirittura le loro possibilità di riuscita.
Prima di valutare ciascuna delle fasi, va tenuto presente che la prima e la seconda non erano praticamente definibili senza la terza (abolizione completa delle armi nucleari) per diverse ragioni. La prima è che, a fronte del programma di Reagan di giungere all’abolizione delle armi nucleari attraverso la difesa spaziale, era inevitabile che l’URSS includesse nel suo programma, con una formula alternativa, lo stesso obiettivo. La seconda sta nel carattere apocalittico delle armi nucleari e nella conseguente impossibilità di mobilitare l’opinione pubblica mondiale per obiettivi iniziali di disarmo nucleare parziale senza presentarli come passi verso il disarmo totale. In modo diverso, la stessa esigenza — almeno per quanto riguarda il passaggio dalla prima alla seconda e alla terza fase (e qui sta l’ultima ragione) — vale anche per i corpi politici e militari delle superpotenze, che possono accettare una politica per loro così difficile solo con una visione relativamente chiara delle condizioni di sicurezza a volta a volta raggiungibili.
Ciò non significa ovviamente che sulla via di Gorbaciov — o su quella di Reagan — si arriverà davvero al disarmo nucleare totale. Ma il fatto che sia già necessario, in sede operativa, stabilire un legame simbolico tra disarmo nucleare parziale e totale rivela l’esistenza di nuove tendenze evolutive della politica mondiale che vanno esaminate anche per i loro possibili sviluppi in ogni paese, e non solo negli USA e nell’URSS. Orbene, queste tendenze, interpretate come una base delle future politiche mondiali, mostrano che, a differenza del passato, il disarmo (cioè la pace permanente e organizzata) non è più soltanto un problema morale che la pura e semplice buona volontà cerca di risolvere restando all’esterno del processo politico, ma ha assunto il carattere: a) di un problema politico posto dai fatti, più precisamente dal modo con il quale i fatti relativi alla potenza sempre più distruttiva delle armi stanno modificando le motivazioni e le aspettative dei comportamenti politici, e quindi la natura stessa dei processi politici; b) di un problema non accantonabile fino a che non venga risolto.
Ciò significa — se in qualche misura è vero, come affermava Marx, che la storia si pone solo i problemi che può risolvere — che starebbe per iniziare una nuova era storica, quella della costruzione dell’unità politica del genere umano e, in prospettiva, della fine della guerra come mezzo per risolvere i contrasti di interesse fra le nazioni. In effetti non si può pensare l’era nucleare come un semplice prolungamento del passato e delle sue istituzioni politiche. Ma questa prospettiva è difficile da cogliere perché, pur essendo suggerita dai fatti, non è compiutamente pensabile nel quadro della situazione operativa attuale, il bipolarismo. In questo quadro — che è quello della posizione personale di Gorbaciov, di Reagan, e di tutti coloro che ritengono che il corso della politica mondiale dipenda soprattutto dalla loro volontà — i programmi di disarmo nucleare dell’uno e dell’altro, pur essendo i soli sviluppi pensabili, lo sono tuttavia in un modo che li confina nel regno delle illusioni. In effetti il pensiero non può fermarsi — se non nella forma di un sogno — sull’idea di un mondo conservato nello stato di pace dalla buona volontà di Reagan, di Gorbaciov e dei loro successori.
Ma questa impossibilità di pensare il futuro (che sta certamente alla base dell’attuale smarrimento della ragione) cade da sola se si aggancia il pensiero alla realtà, che non è quella della crescita ma quella del declino del bipolarismo, e se si pensa il nuovo (il disarmo) non con ciò che è vecchio (il mondo che sta per scomparire), ma con il nuovo: con l’Unione europea, con il rafforzamento delle altre grandi unità regionali, con la fine del bipolarismo e, sulla base dei rapporti di forza di un equilibrio multipolare, con una ONU trasformata e capace sia di esercitare il controllo sul disarmo, sia di sviluppare un equo ordine economico internazionale.
È con questa prospettiva, d’altra parte, che il pensiero può constatare che, per quanto riguarda il disarmo nucleare, i piani di Gorbaciov e di Reagan subiscono, senza poterli sviluppare al di là di un sogno di cartapesta, i dati nuovi della politica mondiale. A ben considerare, gli USA e l’URSS si propongono di ottenere la pace e il disarmo con lo stesso mezzo con il quale alimentano il contrario: il loro primato militare. Va dunque ribadito: a) Americani e Russi non sono in grado di stabilizzare nessuna forma di deterrenza (perché non esiste alcuna deterrenza veramente credibile), e quindi non possono fare a meno di ripresentare ciclicamente dei progetti di abolizione delle armi nucleari; b) nelle loro forme iniziali questi progetti non sono sempre distinguibili da quelli con i quali si può sviluppare la concezione strategica della guerra nucleare limitata; c) il processo del disarmo potrà prendere una forma definita solo quando si incamminerà verso il potere di proibire la guerra, potere che può stare solo nella volontà del genere umano in marcia verso la sua unità.
Le considerazioni che valgono per il lungo termine del piano Gorbaciov non valgono tuttavia per il breve termine. È in questo settore che si delineano obiettivi importanti e raggiungibili anche se precari, fino a che, con il superamento del bipolarismo, il problema della pace non passerà nelle mani di tutti i popoli della Terra. Va da sé che per preparare questo momento, la distensione internazionale è una premessa indispensabile.
Gli obiettivi della prima fase sono perseguibili sia perché, riducendo della metà le armi nucleari strategiche, gli USA e l’URSS non ridurrebbero affatto la loro potenza militare (le loro scorte di armi nucleari sono molto maggiori di quelle necessarie per distruggere l’intero genere umano, il che equivale a dire che sono in parte inutili), sia perché entrambi i paesi conserverebbero una piena capacità di secondo colpo, sia per la necessità fisiologica di cicli di distensione dopo quelli di tensione.
In Europa c’è molta incertezza circa l’altro aspetto importante della prima fase: l’eliminazione completa dei missili a medio raggio degli USA e dell’URSS dalla zona europea. Ma gli Europei devono rendersi conto del fatto che questo sviluppo è inevitabile in caso di distensione. Si tratta per loro di abbandonare,anche se gradualmente, la pretesa di essere protetti dagli USA anche a costo della tensione internazionale.
Resta il problema della seconda fase. Nella seconda fase, secondo Gorbaciov, gli USA e l’URSS dovrebbero, in ogni caso, completare le riduzioni concordate durante la prima fase. D’altra parte, dovrebbero impegnarsi nel disarmo anche le altre potenze nucleari. Il passo radicale da compiere sarebbe quello di eliminare tutte le armi nucleari tattiche. Dovrebbe inoltre diventare multilaterale la proibizione delle armi d’attacco spaziali, e dovrebbero essere interrotti tutti gli esperimenti di armi nucleari. Si tratta di proposte che potrebbero diventare realistiche solo sulla base dei primi assestamenti di un equilibrio multipolare, e della fine della necessità, per gli USA e per l’URSS, di includere la propria parte d’Europa nella sfera della propria sicurezza.
In ogni altro caso, cioè nel quadro del persistente bipolarismo, queste misure risulterebbero in contraddizione con i problemi di sicurezza degli USA e dell’URSS. Non va dimenticato, del resto, che in assenza di un reale processo di unificazione politica del mondo la logica della ragion di Stato e del suo corollario — quello della massimizzazione della potenza — non è in alcun modo superabile.
Il Federalista
NOTA
1. L’Unione Sovietica propone un piano consistente e dettagliato per liberare la Terra dalle armi nucleari, da realizzare partendo da questo 1986 e da completare nei prossimi 15 anni, prima della fine del secolo. Le nostre proposte possono essere elencate nel modo seguente.
Prima fase — Entro i prossimi 5-8 anni l’URSS e gli USA ridurranno della metà le armi nucleari che possono rispettivamente raggiungere il territorio dell’altro. Le rimanenti testate di questo tipo non dovranno superare le seimila. Resta fermo che una tale riduzione è possibile solo se l’URSS e gli USA rinunciano entrambi allo sviluppo, alla sperimentazione e allo schieramento di armi spaziali di attacco.
La prima fase comprenderà l’adozione e la realizzazione della decisione di eliminare completamente i missili a medio raggio dell’URSS e degli USA nella zona europea, sia quelli balistici che da crociera, come primo passo per liberare il continente europeo dalle armi nucleari.
Allo stesso tempo gli Stati Uniti dovrebbero impegnarsi a non trasferire i loro missili strategici e di medio raggio in altri paesi, mentre Gran Bretagna e Francia dovrebbero impegnarsi a non sviluppare i loro rispettivi armamenti nucleari.
L’URSS e gli USA dovrebbero fin dall’inizio accordarsi per interrompere ogni test nucleare e invitare gli altri Stati ad unirsi a questa moratoria il più presto possibile.
Noi proponiamo che la prima fase del disarmo nucleare riguardi la Unione Sovietica e gli Stati Uniti perché spetta a loro dare un esempio che le altre potenze nucleari possono seguire. Lo abbiamo detto con molta franchezza al presidente degli Stati Uniti Reagan durante il nostro incontro di Ginevra.
Seconda fase — Nel corso di questa fase, che dovrebbe iniziare non più tardi del 1990 e durare 5-7 anni, cominceranno ad impegnarsi nel disarmo nucleare anche le altre potenze nucleari. E per cominciare dovranno impegnarsi a congelare tutte le loro armi nucleari e a non averne sul territorio di altri paesi.
In questa fase URSS e USA procederanno con le riduzioni concordate durante la prima fase completando l’eliminazione delle loro armi nucleari di medio raggio e congelando i loro sistemi nucleari tattici. Una volta che URSS e USA avranno completato la riduzione del 50 per cento dei loro principali armamenti nel corso della seconda fase, un altro passo radicale dovrà essere compiuto: tutte le potenze nucleari elimineranno le loro armi nucleari tattiche, cioè le armi con gittata (o raggio di azione) fino a mille chilometri.
Allo stesso tempo l’accordo sovietico-americano sulla proibizione delle armi d’attacco spaziali dovrebbe diventare multilaterale, con la partecipazione obbligatoria delle maggiori potenze industriali.
Tutte le potenze nucleari interromperanno gli esperimenti di armi nucleari.
Dovrebbe esserci un bando sullo sviluppo delle armi non nucleari basate su nuovi principi fisici la cui capacità distruttiva è vicina a quella delle armi nucleari o di altre armi di distruzione di massa.
Terza fase — Comincerà non più tardi del 1995. In questa fase sarà completata l’eliminazione di tutte le armi nucleari rimaste. Alla fine del 1999 non dovranno esserci armi nucleari sulla Terra. Sarà redatto un accordo universale per stabilire che tali armi non dovranno mai più essere realizzate.
Nel corso di questo processo sarà realizzato un accordo sul numero di armi da distruggere ad ogni fase, sui siti per la loro distruzione e cosi via.
Verifiche sulle armi distrutte o limitate dovrebbero essere condotte sia attraverso mezzi tecnici nazionali, sia con ispezioni in loco. L’URSS è pronta a sottoscrivere accordi su ogni ulteriore misura di verifica.
Riassumendo, noi proponiamo di entrare nel terzo millennio senza armi nucleari, sulla base di accordi reciprocamente accettabili e strettamente verificabili. Se l’Amministrazione degli Stati Uniti è veramente intenzionata a realizzare l’obiettivo della completa eliminazione, ovunque, delle armi nucleari, come è stato più volte dichiarato, le viene offerta concretamente l’opportunità di realizzarlo in pratica. Invece di sprecare i prossimi 10-15 anni sviluppando nuove e pericolosissime armi spaziali, che, si dice, dovrebbero rendere inutili le armi nucleari, non sarebbe più efficace iniziare eliminando direttamente le armi nucleari fino a ridurle a zero? L’Unione Sovietica, lo ripeto, propone precisamente questo.
È assolutamente chiaro ad ogni persona senza preconcetti che se un tale programma fosse realizzato nessuno verrebbe sconfitto e tutti potrebbero vincere. È un problema comune di tutto il genere umano e può e deve essere risolto solo attraverso uno sforzo comune.
2. Stiamo estendendo fino a sette mesi la nostra moratoria unilaterale su tutte le esplosioni nucleari, che era terminata il 31 dicembre 1985. Questa moratoria resterà in vigore per un periodo ulteriore se gli Stati Uniti, per parte loro, interromperanno gli esperimenti nucleari. Noi proponiamo ancora una volta agli Stati Uniti di unirsi a questa iniziativa, il cui significato è evidente a tutti nel mondo. È chiaro che adottare una tale decisione non è stato semplice per noi.
La semplice riduzione degli arsenali nucleari, senza la proibizione della sperimentazione, non offre una via d’uscita dal dilemma del pericolo nucleare in quanto le rimanenti armi potrebbero essere ammodernate e questi esperimenti rendono possibile sviluppare sempre più sofisticate e letali armi nucleari. Quindi la cessazione degli esperimenti è un passo concreto verso l’eliminazione delle armi nucleari.
Per quanto ci riguarda, noi dichiariamo inequivocabilmente che quello delle verifiche non è un problema. Gli Stati Uniti potrebbero accordarsi di metter fine alle esplosioni nucleari su base di reciprocità; appropriate verifiche sull’osservanza della moratoria sarebbero pienamente assicurate dai mezzi tecnici nazionali, così come da procedure internazionali, comprese ispezioni in loco qualora fosse necessario.
L’URSS è decisamente favorevole a che la moratoria diventi bilaterale e più tardi multilaterale. Siamo anche favorevoli a riprendere i negoziati trilaterali, che coinvolgano URSS, USA e Gran Bretagna, sulla proibizione completa e generale degli esperimenti sulle armi nucleari. Questo potrebbe essere fatto immediatamente, perfino questo mese. Siamo anche pronti ad iniziare, senza rinvii, negoziati multilaterali per il bando degli esperimenti nel quadro della Conferenza di Ginevra sul disarmo.
In assenza di una risposta positiva da parte degli Stati Uniti, la parte sovietica ha ogni diritto di riprendere gli esperimenti nucleari partendo già dal l° gennaio 1986.
3. Lo spazio deve rimanere pacifico: armi d’attacco non vi devono essere schierate, né dovranno essere realizzate e anzi dovrà esserci il più rigoroso controllo, compresa l’apertura alle ispezioni dei più importanti laboratori. È nostra profonda convinzione che dovremmo affacciarci al terzo millennio non con il programma di «guerre stellari», ma con progetti su larga scala di esplorazione pacifica dello spazio da parte di tutto il genere umano. Noi proponiamo di iniziare a lavorare concretamente alla definizione di tali progetti e alla loro realizzazione. È questa una delle principali vie per assicurare il progresso all’intero nostro pianeta e per stabilire un efficace sistema di sicurezza per tutti.
4. L’Unione Sovietica considera pienamente realizzabile il compito di eliminare completamente entro questo secolo armi barbariche di distruzione di massa come le armi chimiche.
Ai colloqui sulle armi chimiche, nel quadro della Conferenza di Ginevra sul disarmo, sono apparsi di recente alcuni segnali di progresso. Noi siamo favorevoli alla intensificazione dei colloqui al fine di concludere una effettiva e verificabile convenzione internazionale che proibisca le armi chimiche e imponga la distruzione dei depositi esistenti di queste armi, così come ci siamo accordati con il presidente Reagan a Ginevra.
Noi siamo pronti a rivelare, a tempo opportuno, la dislocazione delle imprese che producono armi chimiche, a cessare la produzione, a iniziare l’elaborazione di procedure per distruggerne la principale base industriale e a procedere, subito dopo l’entrata in vigore della convenzione, alla eliminazione dei depositi delle armi chimiche. Tutte queste misure dovrebbero essere completate sotto stretto controllo, comprese ispezioni internazionali in loco.
Una radicale soluzione di questo problema potrebbe essere facilitata anche da certi passi provvisori. Per esempio un accordo potrebbe essere concluso su base multilaterale per non trasferire armi chimiche a chicchessia e non dislocarle sul territorio di altri Stati.
5. L’Unione Sovietica propone che le armi convenzionali e le forze armate vengano sottoposte a riduzioni concordate. Il raggiungimento di un accordo ai negoziati di Vienna potrebbe segnare l’inizio di progressi in questa direzione. Il 1986 potrebbe diventare un momento di svolta anche per i colloqui di Vienna. Noi partiamo dal punto di vista che un possibile accordo sulla riduzione delle truppe richiede naturalmente ragionevoli verifiche. E siamo pronti per questo. Anche per il controllo sulla riduzione delle truppe e in aggiunta ai mezzi tecnici nazionali potrebbe essere deciso di controllare ogni contingente militare che entra nella zona di riduzione con posti fissi di verifica.
Vorrei anche menzionare un foro importante come la Conferenza di Stoccolma sulle misure di sicurezza e di fiducia e per il disarmo in Europa. Sono oggi evidenti le possibilità di porre barriere contro l’uso della forza o la preparazione segreta della guerra sulla terra, in mare e nell’aria. Secondo noi, specialmente nella situazione attuale, è essenziale ridurre il numero delle truppe che partecipano alle principali manovre militari che, secondo l’atto finale di Helsinki, debbono essere notificate. È noto che c’è una difficoltà sulla questione delle notifiche delle principali manovre militari di terra, mare e aria. Naturalmente si tratta di problemi seri e debbono essere affrontati in modo serio, nell’interesse della costruzione della fiducia in Europa. Tuttavia, se una soluzione complessiva non può essere trovata in questa fase, perché non esplorare le possibilità di una soluzione parziale, per esempio facendo subito un accordo sulle notifiche delle maggiori esercitazioni militari di terra e di aria e rinviando la questione delle attività navali alla prossima fase della Conferenza?
Non è un caso che le nuove iniziative sovietiche nella loro parte essenziale siano direttamente rivolte all’Europa. Nel compiere una svolta radicale verso la politica di pace, l’Europa potrebbe avere un ruolo specifico. Questo ruolo è la costruzione di un nuovo edificio della distensione.
6. Assicurare la sicurezza in Asia è di vitale importanza per l’Unione Sovietica, che è la maggiore potenza asiatica. Il programma sovietico per la eliminazione delle armi nucleari e chimiche entro la fine del secolo è in armonia con i sentimenti dei popoli del continente asiatico, per i quali i problemi della pace e della sicurezza non sono meno urgenti che per i popoli d’Europa.
Noi consideriamo come molto importante il fatto che due potenze nucleari asiatiche, l’URSS e la Repubblica popolare di Cina, abbiano entrambe affermato che non saranno le prime a usare armi nucleari.
La realizzazione del nostro programma potrebbe cambiare in modo decisivo la situazione in Asia, liberare anche le nazioni di questa parte del globo dalla paura della guerra nucleare e chimica e portare la sicurezza nella regione ad un nuovo livello qualitativo.
Noi riteniamo il nostro programma un contributo alla ricerca, insieme a tutti i paesi asiatici, per un approccio globale alla creazione di un sistema di pace durevole e sicura in questo continente.
7. Il modello imposto dal militarismo — armi invece di sviluppo — deve essere sostituito da un ribaltamento dell’ordine delle cose: disarmo per lo sviluppo. Il cappio di un debito estero di mille miliardi di dollari, che sta oggi strangolando dozzine di paesi e interi continenti, è una diretta conseguenza della corsa agli armamenti.
L’Unione Sovietica si oppone alla concezione che fa dipendere la realizzazione di misure di disarmo dalle cosiddette crisi regionali. Obiettivo dell’Unione Sovietica non è di acutizzare i conflitti regionali, ma di eliminarli attraverso sforzi collettivi su una base giusta. E prima lo si fa, meglio è.