IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Anno XX, 1978, Numero 1, Pagina 49

 

 

RISOLUZIONE POLITICA DEL MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO IN OCCASIONE DEL RAPIMENTO DI ALDO MORO
 
 
I
In questi giorni di dolore e di pericolo il Movimento federalista europeo si sente profondamente solidale con la stragrande maggioranza degli italiani che stanno ritrovando lo spirito della Resistenza e manifestano la ferma intenzione di difendere con tutta la forza della legalità repubblicana l’Italia della Resistenza. Il primo compito è quello di non lasciare nulla di intentato per restituire alla vita politica il Presidente Moro e per stroncare le bande criminali che si autodefiniscono «Brigate rosse», ma sono i peggiori nemici della classe operaia, della democrazia, della libertà e della ragione. Nello stesso tempo il M.F.E. ricorda a tutti i giovani che il vero pericolo sta nell’eclisse della ragione e che l’unica via di salvezza sta nella capacità di esercitare la ragione. I nemici della democrazia cercano di portare il confronto sul terreno delle reazioni emotive per impedirci di affrontare, con le armi della ragione, il problema politico. Ma è proprio per questo che noi dobbiamo disporre della lucidità sufficiente per dibattere, anche in questi giorni di dolore e di pericolo, le cause della crisi italiana e la strategia della ripresa.
 
II
È con questo spirito che i federalisti ricordano che in Italia è necessario un patto nazionale, come fondamento del patto sociale, per superare la crisi e portare a termine l’opera incompiuta della Resistenza facendo della Repubblica la cosa di tutti, abbattendo le barriere storiche fra gli Italiani e saldando definitivamente l’Italia all’Europa. Il M.F.E. si è formato durante la Resistenza sulla base della convinzione secondo la quale l’Italia non avrebbe solo compromesso la sua economia, ma addirittura il suo stesso sviluppo democratico, sociale, civile e legale senza l’unità dell’Europa. È grazie a questo punto di vista, non ancora ben affermato nei partiti tradizionali, che il M.F.E. ha potuto, fin dal 1968, rendersi conto della gravità della incombente crisi italiana; che ha potuto affermare, sin dal 27 maggio 1973, che «il dibattito sulle alternative politiche deve dunque affrontare questo problema: come realizzare per gradi, nel paese e nel Parlamento, senza escludere il governo, l’unità dei partiti costituzionali e antifascisti», e indicare nell’elezione europea, possibile già allora per i rappresentanti italiani se il Parlamento avesse approvato la legge di iniziativa popolare promossa dai federalisti a questo scopo, lo sbocco di questo processo di unificazione degli Italiani.
 
III
I federalisti hanno dunque il dovere di ribadire che mai come in questo momento è necessario tener presente che l’Italia si salva solo in Europa, e solo rendendo la Comunità capace di affrontare sul piano europeo i problemi dell’occupazione, della inflazione, della riconversione industriale e dell’agricoltura, che hanno dimensione europea e mondiale e non possono essere risolti in modo evolutivo nel quadro nazionale. L’Europa non è un obiettivo lontano. L’Europa com’è già, sulla base dell’unione doganale, del mercato agricolo, dell’imperativo dell’allargamento e del diritto di voto europeo finalmente assicurato, costituisce la sola e vera linea di divisione tra una soluzione positiva e una soluzione negativa della crisi italiana. Ma la scelta europea resta puramente verbale se non si definisce la politica di ripresa economica nel contesto del rilancio dell’unione economico-monetaria grazie ad un piano di «preunione» e ad una scadenza prefissata per la moneta europea, e se non si giunge ad una rapida approvazione della legge elettorale per l’elezione europea per non rimettere in questione il risultato ormai già acquisito nei paesi nei quali maggiori erano le difficoltà.
Milano, 17 marzo 1978

 

 

 

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